Uno studio sull’attività del cervello prima/dopo i corsi suggerisce cosa non deve mancare nella rieducazione
Gli studi affermano che chi balbetta presenta un’attivazione degli emisferi cerebrali atipica. Che sia questa la causa o la conseguenza ad oggi non si sa con certezza. Qualche balbuziente potrebbe rimanere deluso da queste affermazioni. È invece interessante notare che, sebbene manchi una chiara spiegazione alle cause precise della balbuzie, negli ultimi dieci anni in Italia ci sono stati notevoli passi avanti nello sviluppo di efficaci corsi di trattamento.
Dal sito dell’organizzazione no profit americana “The Stuttering Fondation” si legge: “A seguito di un corso intensivo di trattamento, i partecipanti sono stati posti nuovamente a scansione PET (tomografia ad emissione di positroni). Confrontando prima/dopo trattamento Si vede che l’attivazione cerebrale è rimasta elevata e addirittura aumentata, riflettendo, forse, un impegno maggiore dovuto allo sforzo di autocontrollo. Abbiamo seguito gli allievi per un periodo di dodici mesi in cui hanno completato un programma di mantenimento e quindi nuovamente sottoposti a scansione. Un anno dopo il trattamento iniziale, i livelli globali di attivazione osservati mediante PET sono diminuiti drasticamente (come si vede dall’immagine). Abbiamo interpretato questo risultato con il fatto che l’allievo abbia sviluppato un maggiore automatismo a seguito di un intero anno di pratica rigorosa delle nuove abilità linguistiche”.

Così, da queste ricerche svolte presso l’università di Toronto in Canada, troviamo conferma alla nostra idea di giusta rieducazione – afferma l’Associazione Vivere Senza Balbuzie. Aggiunge Galazzo – Presidente dell’Associazione – “Non trattandosi di una malattia, è più corretto parlare di trattamenti e non di cure. Il trattamento infatti, come si può evincere dalla ricerca, deve essere dapprima intensivo e poi seguito da 12 mesi di mantenimento al fine di presentare effetti permanenti anche a livello cerebrale. Sono pertanto invalidati i trattamenti non intensivi e soprattutto quelli che non danno importanza al dopo-corso. L’intervento inoltre deve essere globale, investendo quindi sia l’aspetto tecnico che quello comportamentale”.
Approfondimenti su:
http://www.viveresenzabalbuzie.it
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Approssimativamente...