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Nuove indicazioni sui fattori di rischio aprono la strada alla prevenzione della balbuzie


Se usa il ciuccio o succhia il dito oltre i tre anni ha una probabilità tre volte superiore di sviluppare difficoltà nel linguaggio futuro rispetto ai suoi coetanei che non hanno la stessa abitudine. E’ uno studio dell’Università di Washington a rivelarlo in un articolo sulla prestigiosa rivista BMC Paediatrics. La suzione oltre i tre anni è dunque un fattore di rischio per balbuzie e sigmatismo. L’allattamento al seno, invece, non causa problemi. “I bambini che sono stati nutriti al seno (senza l’uso di biberon) hanno mostrato meno probabilità di sviluppare problemi di comunicazione” – ha detto Clarita Barbosa (Corporacion de Rehabilitacion Club De Leones Cruz del Sur.), ricercatrice a capo dello studio – “I nostri risultati indicano che il tempo passato a succhiare, al di fuori dell’allattamento, può essere dannoso per le future capacità verbali del bambino. Tuttavia, si tratta di risultati preliminari, che vanno interpretati con cautela. C’e’ bisogno di uno studio più esteso per confermarli”, ha concluso.

La ricerca sui fattori di rischi è sempre aperta al fine di comprendere meglio il problema balbuzie. Notizia di questi giorni è un’altra ricerca pubblicata dall’Università di Zurigo che ha studiato circa 10000 casi di bambini dal 2003 ad oggi. E’ emerso che i fattori di rischio includono la nascita prematura, ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività), l’abuso di alcool dei genitori, DOC (disturbo ossessivo-compulsivo ) nei genitori e parenti, una madre con disabilità.

“La suzione non è un pericolo. E’ piuttosto un meccanismo normale che spesso comincia addirittura nel feto, come mostrano alcune ecografie. – commenta Enzo Galazzo che aggiunge – La suzione oltre i tre anni, specie se coesistono altri fattori di rischio concomitanti, potrebbe invece essere un campanello d’allarme che il genitore non dovrebbe trascurare. Infatti la suzione è un modo per scaricare la tensione o il mezzo che fa sentire sicuro e protetto il piccolo”.

Fonte: BioMed Central

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