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La balbuzie evoca reazioni fisiologiche in chi osserva e adesso uno studio analizza attentamente lo sguardo dell’osservatore


Le persone che balbettano sono spesso coscienti che i loro sforzi nel pronunciare quella parola che non viene fuori evocano reazioni nei loro ascoltatori. La comunicazione viaggia attraverso le parole, i toni della voce ma anche attraverso gli sguardi. Un recentissimo studio all’università del Tennessee (Bowers AL, Crawcour SC et al. – 2009 Jun 28) ha analizzato, al contrario di come ci si aspetterebbe, non lo sguardo del balbuziente, ma quello del suo interlocutore. Dodici studenti normofluenti di un college hanno osservato e ascoltato tre video di un adulto che balbetta e, in seguito, altri tre di un adulto che parla fluentemente. Sono stati registrati i movimenti delle pupille e mappati così da verificare quali zone del viso venivano puntate: occhi, naso e bocca.

I risultati hanno mostrato che i partecipanti hanno fissato il 39% in più del tempo gli occhi del normofluente rispetto a quelli del balbuziente.

Inoltre mentre osservavano il video del “parlato balbettato”, i partecipanti hanno evitato di incrociare lo sguardo più spesso e hanno fissato il 45% in più del tempo il naso del parlante rispetto al video del “parlato fluente”.

Quindi i partecipanti hanno in prevalenza evitato di guardare negli occhi l’interlocutore se egli balbettava.

Le motivazioni possono essere svariate: sarà per non mettere in imbarazzo chi balbetta o perché la balbuzie fa perdere l’interesse per il discorso. Ma, indipendentemente dal perché succede questo, l’evitare lo sguardo può essere un segnale visibile, che informa la persona che balbetta che c’è qualcosa che non va nell’interazione e quindi, può contribuire a indurre emozioni negative in lui, un feedback negativo che potrebbe trovare origine nel sistema dei neuroni specchio.

“Mantenere il contatto oculare è sintomo di una buona capacità di ascolto, comunica infatti il messaggio “mi interessa quello che dici, ti sto ascoltando”. Gli sguardi evitanti, per esempio di un genitore, possono quindi giocare un ruolo nelle future interazioni di chi balbetta contribuendo allo sviluppo di velate strategie per nascondere il disturbo”- è il commento di Enzo Galazzo, che tiene corsi di comunicazione per balbuzienti, che continua – Un buon contatto oculare durante la conversazione è una manifestazione di apprezzamento che chi ha a cuore il benessere di chi balbetta non può ignorare. In generale, è buona norma, mantenere il contatto con il nostro interlocutore per circa il 70% della comunicazione, di più al contrario si rischierebbe di essere invadenti.

Fonti: International journal of language & communication disorders/ Royal College of Speech & Language Therapists

Approfondimenti su:
http://www.viveresenzabalbuzie.it
http://www.perlaparola.com

 

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