Mag 09
Ma io balbetto?
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Studi scientifici affermano che i bambini, già ad una precoce età, sono consapevoli della loro balbuzie
La consapevolezza è un fattore importante per le teorie di esordio e di sviluppo della balbuzie. Anche i figli piccoli potrebbero essere consapevoli delle loro difficoltà di parola. Pochi giorni fa infatti il Journal of Communication Disorders ha pubblicato uno studio svolto presso l’Università di Anversa, in Belgio (Boey, Van de Heyning et al.) proprio sulla consapevolezza nei bambini che balbettano tra 2 e 7 anni. 1122 bambini con età media di 4 anni 7 mesi hanno partecipato allo studio. La consapevolezza è osservata per il 56,7% dei bambini molto piccoli (ad esempio, 2 anni) e aumenta progressivamente con l’età fino al 89,7% dei bambini di sette anni.
Qualche anno fa un altro studio interessante a tal proposito (J Speech Lang Hear Res. 2001 Apr). In quel caso era l’università di Tel Aviv in Israele che aveva studiato la consapevolezza del proprio modo di parlare disfluente dei bambini balbuzienti. Era stato chiesto ai bambini di identificarsi con la marionetta che parlava nella maniera più simile a loro. Si vide in quello studio che da 3 anni, i bambini dimostravano consapevolezza della disfluenza, ma la maggior parte dei bambini raggiunge la piena consapevolezza a 5 anni. Inoltre, la valutazione negativa della balbuzie è stata osservata dai 4 anni.
“Il bambino ha sicuramente molto presto la percezione che la sua parlata sia caratterizzata da blocchi e, il tentativo di dire quella parola che non esce, è sicuramente frustrante per lui già ad una tenera età. Si tratta però, a mio avviso – commenta Enzo Galazzo – di una consapevolezza al livello superficiale. E’ con la scuola invece che il bambino che balbetta si rende conto che la balbuzie lo differenzia. Il confronto con gli altri genera pian piano vissuti d’ansia. Il bambino adesso fa parte di un gruppo che tende ad aggregarsi e a essere omogeneo .Si sente parte del gruppo fino al momento in cui, alle prese con una lettura insidiosa o una risatina di un impertinente compagnetto, gli altri per primo lo vedono diverso e lui comincia quindi a vedersi come tale. Il bambino si percepisce parte del gruppo quando si sente accettato, quando invece la risata lo estromette dal gruppo lui acquista consapevolezza che la balbuzie può essere un freno. Insomma è come se il bambino scoprisse la balbuzie con gli occhi degli altri” conclude Galazzo.
Approfondimenti su:
http://www.viveresenzabalbuzie.it
http://www.perlaparola.com
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