Sbagliando si impara ma solo se si vuole imparare. Al cuore del concetto di rieducazione della balbuzie con il prof. Enzo Galazzo.
Non stiamo parlando di una malattia, di una febbre: eliminare la balbuzie è un concetto che vale la pena spiegare. I tempi di rieducazione dipendono da quanto la persona ha sofferto, da quanto i suoi comportamenti siano condizionati dalla balbuzie, poco da quanto effettivamente balbetta. Il tipo di risultato varia in funzione dell’età, del tipo di difficoltà di partenza ma in special modo dipende dalla volontà della persona.
“La balbuzie è un problema psicologico” – si sente spesso ripetere – questo è in parte vero ed è intuitivo se immaginiamo due tipi di balbuzie : la “balbuzie parlata” e la “balbuzie pensata”.
Un conto è un bambino che esita ma che non si fa problemi: se ha voglia di intervenire in un discorso lo fa senza preoccuparsene. Un discorso differente è il caso di un signore di 40 anni che ha vissuto la sua balbuzie come piccole torture mentali da bambino e che ha deciso di fare il meccanico per sfuggire alla scuola. La rieducazione può aiutare entrambe le persone, ma l’evoluzione ha percorsi differenti. Se parliamo di bambini o ragazzi, la rieducazione nella maggior parte dei casi porta all’eliminazione totale: la persona acquisisce una tecnica che sblocca gli inceppi e dopo qualche tempo (1/2 anni di allenamento) la parlata si rende autonoma, fluida e incondizionata. Man mano che si cresce la nostra memoria incamera informazioni fino a giungere a deduzioni del tipo: “parlare è bellissimo ma difficilissimo, io non posso parlare bene… parlare = pericolo” . E’ da lì in poi che arriva la “balbuzie pensata”, cioè oltre ad essere un problema fonico diventa un problema comportamentale. Ci si fa gestire dalla balbuzie, si attuano i meccanismi di fuga, si evita di e si finisce per far maturare un comportamento condizionato. In casi come questi, la balbuzie significa vivere in gabbia, e sottoporsi al trattamento vuol dire migliorare la qualità della vita, avere la possibilità di parlare bene solo volendo.
Non si tratta di miracolo, si tratta di capacità di controllo, attraverso modi poco evidenti, senza cantilene! Per eliminazione non si intende parlare come nessun altro: vuol dire, a nostro parere, essere libero di fare ciò che si vuole…non aver paura di parlare, parlare per esempio al 95% senza inceppi. Il 100% sarebbe la perfezione…ma nessuno parla senza mai sbagliare, nemmeno in tv, fateci caso! Lo stesso Paolo Bonolis, noto ex-balbuziente, ammette, in una intervista ai giornali, pur essendo notoriamente un oratore eccellente, “qualche volta quando vado al mare, mi succede di inceppare…sarà la sabbia che intasa il meccanismo della parola”: pensate che Bonolis debba lamentarsi della sua parlata? Con questo non si vuole mettere un limite al livello di fluenza che si può raggiungere.
L’obiettivo da porsi non è la perfezione nella parlata ma piuttosto imparare a gestire la propria balbuzie, la propria sensibiltà, emotività e non farsi gestire da essa… il resto avverrà da sè.
Approfondimenti su:
http://www.viveresenzabalbuzie.it
http://www.perlaparola.com
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ottobre 27th, 2008 at 18:04
Ciao!
Ho letto il libro di Murray sulla balbuzie. Per esperienza personale posso dire di essere d’accordo con lui quando sostiene che la disfunzione sia di origine celebrale, se non ricordo male, una errata tempozizzazione degli impulsi celebrali ai muscoli della fonesi.
Purtroppo, nella maggior parte dei casi come il mio, si può tamponare, migliorare, ma quasi mai sconfiggere.
ottobre 27th, 2008 at 18:33
Ciao!
Dipende anche da cosa intendiamo per sconfiggere la balbuzie. Perchè se ci riferiamo alla balbuzie “parlata”, allora i miglioramenti possono essere evidenti, ovvero possiamo essere fluenti alle orecchie di chi ci ascolta.
Se invece ci riferiamo alla balbuzie “pensata”, lì i miglioramenti sono più graduali, e strettamente legati alle proprie esperienze.
Una tecnica che ti permette di migliorare la parte “parlata” è più che altro un mezzo che ti permette successivamente di intervenire anche dal punto di vista della balbuzie “pensata”. Si cominciano a fare esperienze positive. Queste esperienze positive poco alla volta aumentano la fiducia e contribuiscono ad assumere un ateggiamento diverso, rieducando pian piano la nostra mente facendo rielaborare positivamente quelle esperienze segnate dalla balbuzie.
Dalla balbuzie dunque si può uscire, ma non si tratta di giorni, nè di lunghi anni. Si tratta di un percorso rieducativo soggettivo, dove quello che conta è la voglia di migliorare, e dove i risultati sono direttamente proporzionali all’impegno ed alla perseveranza.